A gennaio Linkedin ha pubblicato, come ogni anno, i risultati della “Global Recruiting Trends”. La ricerca fa il punto sui trend emergenti che le aziende che desiderino attrarre talenti dovrebbero seguire.
Il 78% del campione, composto da 9000 tra recruiting e hiring manager di 38 paesi, ha ritenuto che diversity e inclusione siano elementi fondamentali per fare del proprio brand un luogo di lavoro desiderato.
Quanto sorprendente sia questo risultato difficile dirlo, anche alla luce di quanto discusso, il 7 febbraio, alla Borsa di Milano. L’inclusione può essere una leva di performance anche finanziaria per le aziende? Si, secondo l’indice Diversity & Inclusion elaborato da qualche hanno da Thomson Reuters, il colosso dell’informazione economico-finanziaria. I risultati presentati a Milano dicono che le società con un “voto” maggiore sull’inclusione, hanno poi performance di Borsa superiori alla media. L’Italia non fa eccezione: la performance a Piazza Affari (indice FTSE Mib) delle 30 società più impegnate su questi temi è decisamente superiore alla media del mercato.
L’8 febbraio, presso la Fondazione Feltrinelli, è stata la volta del “Diversity Brand Summit”, organizzato da “Diversity”. Si tratta di una associazione fondata da Francesca Vecchioni per promuovere l’inclusione e la valorizzazione delle diversità, con particolare attenzione al mondo delle aziende. La ricerca presentata da Diversity, e realizzata con la supervisione di un Comitato Scientifico composto da membri delle più prestigiose università italiane, pubbliche e private - ha in prima battuta, sondato presso un campione della popolazione italiana, quali fossero i brand più attenti all’inclusione, sia nella pratica che nella propria comunicazione. Poi alle 42 aziende così emerse è stato chiesto di dettagliare le proprie iniziative in quest’ambito. Sulla base di queste informazioni è stata compilata una short list di 5 Top Inclusive Brand: TIM, unica azienda italiana, American Express, Google, Vodafone e Coca Cola, risultato poi il brand vincitore. Oltre le classifiche, importanti le evidenze della ricerca, presentate da uno dei coordinatori scientifici, Sandro Castaldo, professore ordinario di Economia e gestione delle imprese, all’università Bocconi di Milano. Ben 8 consumatori su 10 gradiscono l’impegno delle aziende in tema di inclusione. L’inclusione è da considerare come una risorsa capace di generare valore e aumentare i ricavi: sino a un massimo di un +16,7% per le aziende percepite come maggiormente inclusive.
Alla base delle conclusioni, il forte sistema di correlazione, evidenziato dalla ricerca, tra: approccio all'Inclusione > Social Responsability> Reputation> Trust> Loyalty>Net Promoter Score. E il Net Promoter Score è l’indicatore di quanto un’azienda è considerata raccomandabile dai clienti, indice ritenuto da molti quello maggiormente in grado di predire l’aumento di performance di una marca.