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TIM nella Top 5 dei brand più inclusivi in Italia

L’inclusione nel mondo del lavoro piace alle aziende, ai consumatori, ai giovani in cerca di lavoro, alla Borsa. Recenti ricerche e indicatori fanno emergere interessanti elementi su questo tema di attualità

12/02/2018 - 12:10

A gennaio Linkedin ha pubblicato, come ogni anno, i risultati della “Global Recruiting Trends. La ricerca fa il punto sui trend emergenti che le aziende che desiderino attrarre talenti dovrebbero seguire.

Il 78% del campione, composto da 9000 tra recruiting e hiring manager di 38 paesi, ha ritenuto che diversity e inclusione siano elementi fondamentali per fare del proprio brand un luogo di lavoro desiderato.

Quanto sorprendente sia questo risultato difficile dirlo, anche alla luce di quanto discusso, il 7 febbraio, alla Borsa di Milano. L’inclusione può essere una leva di performance anche finanziaria per le aziende?  Si, secondo l’indice Diversity & Inclusion elaborato da qualche hanno da Thomson Reuters, il colosso dell’informazione economico-finanziaria.  I risultati presentati a Milano dicono che le società con un “voto” maggiore sull’inclusione, hanno poi performance di Borsa superiori alla media. L’Italia non fa eccezione: la performance  a Piazza Affari (indice FTSE Mib) delle 30 società più impegnate su questi temi è decisamente superiore alla media del mercato.

L’8 febbraio, presso la Fondazione Feltrinelli, è stata la volta del “Diversity Brand Summit”, organizzato da Diversity. Si tratta di una associazione fondata da Francesca Vecchioni per promuovere l’inclusione e la valorizzazione delle diversità, con particolare attenzione al mondo delle aziende. La ricerca presentata da Diversity, e realizzata con la supervisione di un Comitato Scientifico composto da membri delle più prestigiose università italiane, pubbliche e private - ha in prima battuta, sondato presso un campione della popolazione italiana, quali fossero i brand più attenti all’inclusione, sia nella pratica che nella propria comunicazione. Poi alle 42 aziende così emerse è stato chiesto di dettagliare le proprie iniziative in quest’ambito.  Sulla base di queste informazioni è stata compilata una short list di 5 Top Inclusive Brand: TIM, unica azienda italiana, American Express, Google, Vodafone e Coca Cola, risultato poi il brand vincitore. Oltre le classifiche, importanti le evidenze della ricerca, presentate da uno dei coordinatori scientifici, Sandro Castaldo, professore ordinario di Economia e gestione delle imprese, all’università Bocconi di Milano. Ben 8 consumatori su 10 gradiscono l’impegno delle aziende in tema di inclusione. L’inclusione è da considerare  come una risorsa capace di generare valore e aumentare i ricavi: sino a un massimo di un +16,7% per le aziende percepite come maggiormente inclusive.

Alla base delle conclusioni, il forte sistema di correlazione, evidenziato dalla ricerca, tra: approccio all'Inclusione > Social Responsability> Reputation> Trust> Loyalty>Net Promoter Score. E il Net Promoter Score è l’indicatore di quanto un’azienda è considerata raccomandabile dai clienti, indice ritenuto da molti quello maggiormente in grado di predire l’aumento di performance di una marca.

“La presenza della diversità nei contesti è un dato di fatto; l’inclusione è, invece, una scelta da attuare per trasformare la diversità in valore.„

Alexandra Bugailiskis, ambasciatore canadese in Italia, al Diversity Brand Summit.

 

“Troppo spesso le aziende liquidano il tema dell’inclusion come un obbligo da assolvere, più che un’opportunità da cogliere e trasformare in valore.„

 

Arwa Mahdawi, giornalista del Guardian, al Diversity Brand Summit

 

Una competenza per eliminare le barriere alla capacità di contribuzione di tutte le persone, uno strumento per aumentare il benessere organizzativo e la nostra capacità di comprensione del mercato e dei consumatori, e quindi, la nostra performance. Questo, in poche parole e non esaustive, l’inclusione per noi di TIM.

Global recruiting trends

Diversity and Inclusion Index

Diversity Brand Summit