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TIM partner di “Global Inclusion 2020”

Sono stati definiti gli Stati Generali dell’inclusione: due giorni, il 10 e 11 settembre, pieni di iniziative e scambi di idee, in diretta da 3 città italiane - Bologna, Milano e Roma - connesse in digitale. Un evento dedicato alla rinascita inclusiva, in ricordo di un grande Diversity Manager, forse il primo in Italia, il nostro collega Fabio Galluccio.

14/09/2020 - 09:30

Obiettivo: chiamare a raccolta l’ecosistema italiano dell’inclusione, società civile, imprese, associazioni del terzo settore, università e istituzioni, insieme impegnati nella promozione di un cambiamento culturale per la concreta realizzazione dell’Art.3 della Costituzione Italiana.

TIM è stata, per la prima volta, partner del principale evento italiano dedicato ai temi dell’inclusione e valorizzazione delle diversità, un evento a cui il Presidente Sergio Mattarella ha assegnato la Medaglia del Presidente della Repubblica.

Una presenza, la nostra, coerente con l'impegno su questo fronte, che ci viene riconosciuto anche a livello internazionale. Da oltre 3 anni infatti siamo la prima azienda italiana e prima telco al mondo nel Diversity and Inclusion Index di Refinitiv.

Durante l’evento è stato sottoscritto, da singoli, aziende e organizzazioni, lo Statuto della Rinascita Inclusiva con cui imprese, associazioni non profit, università e istituzioni si propongono di contribuire a trasformare il Paese in una comunità aperta al futuro, valorizzando reti ed alleanze orientate a preservare e accrescere il valore del sistema Italia con impegno, operosità e solidarietà. 

Dello spirito che anima lo Statuto e l’evento Global Inclusion 2020 abbiamo discusso con Luigi Bobba, presidente del “Comitato Global Inclusion – art. 3” e protagonista storico del terzo settore italiano.

L'intervista

Luigi Bobba

Perché è necessario nel 2020 arrivare a un concetto di inclusione globale? Qual è il valore, quali i risultati attesi?

Credo che la crisi pandemica che abbiamo vissuto negli ultimi mesi abbia messo in luce l’opportunità, anzi la necessità, di un principio radicale di giustizia sociale. Se guardiamo alla crisi  non con parametri buonisti (“andrà tutto bene”, “riprenderemo come prima”, …) o come una semplice parentesi che non metterà in discussione i valori che hanno guidato l’ordine mondiale sino ad oggi, allora apparira' chiaro che il principio di inclusione debba essere globale e non riferito unicamente ad un paese o ad una o più categorie sociali. L’uscita dalla crisi non potrà che essere “insieme”, ovvero rimettendo in discussione alcuni cardini del  nostro sistema economico e sociale. La sostenibilità ambientale, sociale e il rispetto dei diritti e della dignità delle persone dovranno essere i pilastri su cui costruire questo processo di inclusione globale. Se non lo faremo, il rischio di conflitti tra generazioni,classi sociali, etnie e paesi diversi sarà sempre più alto. Non si può pensare di sopravvivere come genere umano in un pianeta malato e segnato da diseguaglianze inaccettabili.

 

Nell’edizione 2020 è stato presentato, e sottoscritto da organizzazioni e singoli, lo Statuto per la rinascita inclusiva. Quali sono i cardini attorno cui si fonda?

Sicuramente il cardine principale è che l’uscita dalla crisi, -  tutti ci siamo tutti ritrovati all’improvviso disorientati e  smarriti -, non puo' che essere insieme. Serve una cooperazione virtuosa  tra persone, imprese e nazioni. Ho utilizzato spesso nei mesi scorsi una metafora presa in prestito da Erri De Luca: per ritrovare la rotta, dobbiamo fare come i salmoni che, per generare nuova vita, decidono di affrontare un viaggio controintuitivo, risalire la corrente per tornare alla sorgente. Solo se ritroveremo i valori costitutivi del vivere insieme, se faremo delle imprese e del lavoro degli strumenti positivi per la creazione di valore, allora potremo rinascere.

In secondo luogo, è apparso evidente come l’utilizzo delle nuove tecnologie digitali sia una grandissima opportunità che, tuttavia, sta generando nuove disuguaglianze e nuove esclusioni. La strada è quella di tenere insieme  le leve dell’innovazione digitale e dell’innovazione sociale.

Un terzo principio è relativo al fatto che la crisi pandemica sta ridisegnando le relazioni lavorative,formative e professionali. E questo avviene in maniera non sempre lineare. Nell’istruzione alcune fasce di bambini e ragazzi sono state tagliate fuori dalla formazione a distanza per carenza di strumenti e abilita' digitali; i lavoratori della logistica o dei servizi alle persone - che non possono certo svolgere il lavoro da remoto -, si sono trovati spesso in una condizione di scarso rispetto dei loro diritti e dei loro contratti. Attenzione, lo smart working rappresenta una rivoluzione importante, ma non è un'opportunita' per tutti..

Quarto principio: le imprese possono essere un soggetto portante per la creazione di nuovo valore. Le imprese che si sono ispirate alla sostenibilità ambientale e sociale, che hanno scelto di radicarsi  nelle proprie comunità territoriali, sono quelle che sembrano maggiormente in grado restare competitive e di uscire positivamente dalla crisi.

 

L’ecosistema che avete prefigurato per l’inclusione globale comprende l’azione congiunta di Società civile, università, aziende, terzo settore. Ma quali ruoli diversificati devono e possono svolgere questi attori per una sinfonia armoniosa dell’inclusione?

Sicuramente ci sono ruoli specifici e diversi. Io vengo dal terzo settore e quello è il mio background, ma prefiguro un futuro di continua contaminazione tra i quattro attori che rappresentano l’ecosistema dell’inclusione. La contaminazione è fondamentale in questo processo, perche' consente di far transitare valori e competenze da un mondo all’altro. Stanno già nascendo esperienze positive. Per esempio l’esperienza di Roche, che ha coinvolto un certo numero di dipendenti per rispondere al numero verde istituito dal Ministero della Sanita' per dare informazioni ai cittadini durante il lockdown; la stessa TIM che ha messo a disposizione apparati e tecnologie per ospedali e scuole. Le aziende, quindi, in prospettiva potranno condividere le proprie competenze  e tecnologie con il terzo settore.

Il terzo settore deve uscire, inoltre, da una logica di subalternità rispetto alle istituzioni pubbliche, non proponendosi unicamente come fornitore di servizi. Dovra' invece diventare un partner dell'attore pubblico nel progettare soluzioni nuove giungendo ad un welfare comunitario e inclusivo. I soggetti più fragili e deboli sono, infatti, quelli che hanno pagato maggiormente il costo della crisi.

Anche il rapporto tra terzo settore e universita' deve essere coltivato. Io stesso nei mesi scorsi ho creato un Osservatorio giuridico sul terzo settore, “Terzjus”, uno strumento per monitorare, accompagnare e sostenere l'attuazione della riforma del terzo settore avvalendomi delle competenze di un Comitato scientifico di grande autorevolezza.

 

Quali sono i principali trend dell’inclusione degli attuali anni ’20?

Risponderei citando alcuni casi interessanti.

Fra gli ospiti dell’evento Vincenzo Linarello, il presidente del consorzio  GOEL che, a Locri, è riuscito a creare una rete di imprese cooperative agricole per offrire l’opportunità di valorizzare i prodotti di quella terra e creare lavoro per tanti giovani. Uno dei risultati principali lo ha avuto con il brand “Cangiari” che, si caratterizza per i suoi tessuti prodotti al telaio a mano recuperando l'antica tradizione della tessitura calabrese - di origine grecanica e bizantina – che, unita a ricerca e innovazione, dà vita a prodotti unici, con preziose rifiniture sartoriali destinate all’alta moda.

Cito anche l’esperienza di Jobmetoo di Daniele Regolo che, partendo dalla sua condizione personale, ha creato una realtà di inclusione per le persone con disabilità uditiva, dando vita un servizio di incontro tra domanda e offerta di lavoro.

Ma il problema numero uno per l'Italia e' l'inclusione dei giovani e delle donne, Non è un caso che l’ex governatore della BCE, Mario Draghi, abbia messo i giovani al centro del suo recente intervento al Meeting di Rimini:  piu' investimenti in istruzione e lavoro per i giovani, questa la via per far rinascere il Paese.

C’è bisogno d innamorarsi di un’idea di futuro se vogliamo sconfiggere la paura e ritrovare lo slancio per tornare a crescere.

 

Il comitato, di cui lei è presidente, “Il Comitato Global Inclusion – Art. 3”, cita nel suo nome, appunto, l’Art. 3 della Costituzione della Repubblica Italiana. A distanza di 72 anni dalla sua entrata in vigore, cosa c’è ancora da completare per realizzare l’ideale di uguaglianza e pari opportunità su cui si fonda l’articolo?

 Quando mi è stato proposto di presiedere questo Comitato, sono rimasto colpito da un punto. Il fatto che fosse stato colto che l’articolo 3 sia composto da due parti: la prima, quella più conosciuta, in cui si sancisce che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”; e poi la seconda, (meno citata) in cui si evidenzia il "compito" della Repubblica (e quindi non solo delle istituzioni ma di ogni attore dell’ecosistema) di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Istituzioni, persone, accademie, terzo settore, mondo del lavoro, tutti impegnati insieme. E non a caso viene usata la parola “lavoratori”, perché possiamo immaginare che le aziende debbano diventare protagoniste di questo cambiamento e sentire questo compito come un dovere. Il Comitato Global Inclusion ha ispirato le sue attivita' a questo "compito" e la manifestazione di quest’anno, centrata sullo Statuto di una “Rinascita inclusiva", intende promuovere e diffondere nelle imprese e nei luoghi di lavoro non solo la cultura ma anche la pratica dell'inclusione. 

La biografia

Luigi Bobba, promotore storico del terzo stato italiano

Luigi Bobba:  nasce a Cigliano, comune della provincia di Vercelli, nel 1955. È sposato con Ornella ed è padre di due figlie, Arianna e Giuliana.

Si laurea in Scienze Politiche presso l’Università di Torino nel 1979, dove è stato ricercatore dal 1979 al 1981. Giornalista pubblicista, Ricercatore sociale, Professore a contratto con l’Università di Salerno nel 2002. È autore di numerosi articoli, saggi e pubblicazioni dedicati alla politiche giovanili, al welfare, alle politiche per la formazione e l’orientamento e al Terzo Settore. Sono circa trenta i testi pubblicati dal 1984 ad oggi. I più recenti sono “Il posto dei cattolici” (Einaudi, 2007) e “Non profit” (Editrice La Scuola, 2009). 


È stato presidente dell’Enaip (1998-2004), del Patronato Acli (2004-2006) e dell’Iref (1997-2007).

Il suo percorso personale si intreccia con quello delle Acli, con cui viene a contatto nella seconda metà degli anni ’70, attraverso esperienze di impegno e di volontariato nel circolo del suo paese. Avvicinatosi al Movimento Giovanile, ne diviene Segretario nel 1983 e conserva la carica fino al 1986.

Prosegue poi il suo percorso aclista, occupandosi soprattutto di formazione e lavoro. Nei primi anni ’80 crea il Movimento Primo Lavoro ed è l’organizzatore di Job&Orienta, che dal 1991 si tiene ogni anno a Verona sui temi della scuola, dell’orientamento, della formazione e del lavoro.  Nelle ACLI assume prima la carica di Vice Presidente nazionale (1994-1998) e poi di Presidente (1998-2006). 

È animatore del Terzo Settore e protagonista della sua crescita. Partecipa alla creazione di Banca Etica, di cui è Vice Presidente dal 1998 al 2004. Ricopre il ruolo di Portavoce del Forum del Terzo Settore dal 1997 al 2000 e sigla, nel 1998, il “Patto per la Solidarietà” insieme all’allora Presidente del Consiglio On. Romano Prodi.

Nel 2006, porta la sua esperienza personale, professionale e di leader dell’associazionismo in politica, candidandosi con la Margherita.  Eletto Senatore nell’aprile 2006, diviene componente della Commissione Lavoro al Senato. Presenta numerosi progetti di legge che vanno dal diritto alla formazione per i lavoratori al servizio civile per gli anziani.

Nel 2008, con la nascita del PD diviene il primo Segretario provinciale del Partito Democratico a Vercelli. Nelle elezioni del 2008, viene eletto deputato nelle fila del Partito Democratico e ricopre il ruolo di Vice Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati. Si dedica in particolare alla riforma di alcuni istituti previdenziali nonché presenta un primo disegno di legge per la riforma del Terzo Settore.

Nelle elezioni politiche 2013, viene confermato deputato nel Gruppo parlamentare del Partito Democratico. Diviene membro della Commissione Bilancio della Camera nonché della Commissione speciale per l’infanzia e l’adolescenza.

Nel 2014 viene nominato Sottosegretario al Ministero del Lavoro prima con il governo guidato da Matteo Renzi (2014-2016), poi nell’esecutivo presieduto da Paolo Gentiloni (2016-2018). Come Sottosegretario ha curato in particolare la riforma del Terzo Settore, diventata legge nel 2016; la riforma del Servizio Civile Universale (2017), nonché le politiche della formazione professionale con l’introduzione per la prima volta in Italia di un “sistema duale scuola e lavoro” e del contratto di apprendistato formativo. Ha seguito lo sviluppo delle politiche per il welfare aziendale, per l’inserimento lavorativo dei migranti, la riforma degli istituti di patronato e le misure di sostegno per il lavoro autonomo e lo smart working.

È presidente di Enaip Mozambico Serviços de Formaçao,  del Comitato promotore di Global Inclusion e di Terzjus – Osservatorio di diritto del Terzo settore, della filantropia e dell’impresa sociale.

Il ricordo di Fabio Galluccio

Il Global Inclusion 2020 è stato un evento per noi particolarmente importante perché dedicato al ricordo di Fabio Galluccio, scomparso lo scorso marzo. In TIM Fabio, con una visione pioneristica, ha gettato le basi per la nascita del diversity & inclusion management in Italia e di un importante sistema di welfare.

In occasione dell'evento abbiamo organizzato, in partnership con TIMVISION , “Giovane è la notte", un laboratorio creativo digitale dedicato ai temi dell’age diversity, e realizzato un video, sull’approccio di TIM a welfare, inclusione e diversity, a partire dal lascito del lavoro di Fabio.


Fabio Galluccio, Diversity Manager di TIM

Chi era Fabio Galluccio

Fabio Galluccio, Diversity Manager in  TIM

Fabio è stata una figura di spicco del mondo manageriale italiano, che ha avuto modo di sviluppare in TIM un pensiero acuto e innovativo sui temi del welfare e pioneristico, per il contesto nazionale, su quelli della valorizzazione delle diversità e dell’inclusione.

Sino al 2016 ha lavorato nel nostro Gruppo, dove ha svolto il ruolo di responsabile del settore People Caring, introducendo in azienda molti dei progetti e delle iniziative per il benessere dei dipendenti che ne fanno oggi una delle aziende leader del panorama italiano.

Assidua la sua collaborazione nei consigli di amministrazione di Valore D e Parks – Liberi e Uguali, associazioni di aziende focalizzate rispettivamente sullo sviluppo dell’occupazione e della leadership al femminile e dell’inclusione delle persone Lgbti nel mondo del lavoro. Con Anna Zattoni e Francesca Rizzo è stato socio fondatore di Jointly.

Fabio era anche impegnato nell’attività di ricerca storica, spesso focalizzata su aspetti inediti e poco esplorati. Ricordiamo in particolare le sue pubblicazioni centrate sul fascismo e le sue conseguenze.

E’ morto iI 13 marzo 2020,  a 65 anni.