Perchè la prevenzione e l’accesso tempestivo alle terapie antiretrovirali sono ancora le armi più efficaci per ridurre ulteriormente l’espansione di una epidemia che può riguardare ciascuno di noi, come ricorda il Ministero della Salute.
Il nostro contributo, con questo corso, va in questa direzione.
Si tratta di un percorso di informazione, curato dalla dottoressa Silvia Corcione della Clinica di Malattie Infettive dell'Università di Torino, di circa mezz’ora, con dati a fine 2017, i più recenti disponibili ad oggi, su:
- numeri dell'evoluzione della diffusione delle infezioni nel mondo e in Italia
- terapie
- prevenzione
- aspettativa e condizioni di vita
- superamento di alcuni pregiudizi legati alla trasmissione di certe patologie (esempio: HIV).
La situazione italiana
In Italia sono circa 130 mila le persone che convivono con l’HIV, secondo i dati a fine 2017. Nonostante si registri una diminuzione di nuove diagnosi di infezione nessuno deve abbassare la guardia. Perché l’HIV e le infezioni sessualmente trasmesse riguardano potenzialmente tutti se non si adottano comportamenti responsabili di prevenzione. Questo il messaggio chiave della campagna 2019 del Ministero della Salute “Con l’HIV non si scherza #HIVriguardatutti" che invita all’azione.
I dati dell’Istituto Superiore di Sanità dicono che nel 2018 sono state riportate 2.847 nuove diagnosi di infezione da HIV, pari a 4,7 nuovi casi per 100.000 residenti. L’80% è riconducibile al sesso non protetto. L’incidenza più alta di infezione è stata osservata tra le persone di 25-29 anni. E in generale, gli uomini costituiscono la stragrande maggioranza delle persone che hanno scoperto di essere HIV positive nel 2018.
Parlando di AIDS - cioè lo stadio clinico avanzato dell’infezione da HIV - sempre lo scorso anno sono stati diagnosticati 661 nuovi casi, pari a un’incidenza di 1,1 nuovi casi per 100.000 residenti. Dato che conferma la lieve, costante diminuzione dell’incidenza della malattia. Nel tempo è tuttavia aumentata la proporzione delle persone con nuova diagnosi di AIDS che ignorava la propria sieropositività (passando dal 48,2% nel 2000 al 74,6% nel 2018).
Ancora più allarmante il fenomeno se allarghiamo la vista a tutte le patologie della sfera delle malattie sessualmente trasmissibili: tra il 2010 e il 2018 si assiste ad un netto aumento dei casi di persone con una infezione sessualmente trasmissibile. Inoltre, si registra un incremento generalizzato sino al 400%, in diversi centri, dei casi di sifilide. E se si considera che non tutti i pazienti si rivolgono a strutture pubbliche, diventando quindi difficile poter monitorare l’esatto andamento epidemiologico, ci sono validi motivi per non sottovalutare il fenomeno: questo il grido di allarme lanciato nell’ambito del Congresso mondiale di dermatologia 2019 dal professor Aldo Morrone, dermatologo tropicalista, direttore scientifico dell’Istituto IRCCS «San Gallicano» di Roma.
La situazione a livello mondiale
Allargando lo sguardo al mondo intero, il panorama è più grave: attualmente si stima che gli esseri umani infettati dall’HIV siano 37 milioni e 900mila.
Secondo l’Unaids, le persone che hanno contratto il virus nel 2018 sono state 1 milione e 700 mila: il 16% in meno rispetto ai dati del 2010. Anche le morti per AIDS risultano in calo i questo arco temporale: nel 2018 coloro che hanno perso la vita per cause legate alla malattia sono state circa 770mila, 33% in meno rispetto al 2010.
Purtroppo però solo il 62% delle persone infettate a livello mondiale ha accesso alle terapie antiretrovirali: 13 milioni e 400 mila esseri umani ne sono ancora esclusi. L’Africa è la regione più colpita dal virus, con 16 milioni di infetti e tassi di accesso alle terapie al 67% nell’Africa australe e orientale e al 51% nelle regioni occidentali e centrali.