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La piattaforma White-Label sviluppata da TIM e di cui il primo tenant implementato è proprio il Teatro San Carlo si basa su un’architettura a Microservizi.
I microservizi rappresentano un approccio all’architettura del software in base al quale elementi indipendenti e di “piccole dimensioni” (i microsevizi, appunto) inter-lavorano utilizzando specifiche API. L’evoluzione e la manutenzione dei singoli microservizi è potenzialmente assegnata a piccoli team differenti e indipendenti tra loro. Una architettura a microservizi consente una ampia scalabilità, e una particolare rapidità e semplicità nello sviluppo delle applicazioni e nell’aggiunta di nuove feature.
Le architetture dei microservizi permettono di scalare e sviluppare le applicazioni in modo più rapido e semplice rispetto alle architetture tradizionali (“monolitiche”), permettendo di promuovere l’innovazione e accelerare il time-to-market di nuove funzionalità. Le applicazioni basate su microservizi, infatti, sono caratterizzate da componenti autonomi, ciascuno dei quali esegue esclusivamente specifici processi applicativi (e su questa base, può essere modificato, aggiornato e distribuito autonomamente). La comunicazione è assicurata da interfacce ben definite, ed API “leggere”.
L’architettura a micro-servizi della piattaforma è divisa in 3 layer principali: