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Redazione ufficio stampa

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Il dibattito sul “Metaverso” è oggi molto attuale, specie dopo l’annuncio dell’All-In di Facebook, tanto da cambiare il suo nome in Meta. Questa scommessa ha scatenato reazioni differenti: da un lato, c’è chi sostiene che il Metaverso rappresenti un solido alleato per migliorare la comunicazione a livello lavorativo e per incrementare il livello di formazione, tanto che, da esso, possono nascere veri e propri meta-lavori; dall’altro, ci sono quelli che ritengono che il Metaverso sia un flop, un’etichetta vuota.
Tutte queste reazioni sono allo stesso modo valide, perché ad oggi il Metaverso è ancora qualcosa in via di definizione, ma sono convinta che abbia grandi potenzialità.
Il Metaverso non è una semplice evoluzione di Internet, bensì una forma completamente nuova di informatica, dove gli spazi digitali non esistono parallelamente alla “realtà”, ma rappresentano una fusione tra il cyberspazio, la realtà virtuale e il mondo fisico. Mark Zuckerberg lo chiama “Embodied Internet” (Internet incorporato), perché le persone non guardano soltanto su uno schermo, ma vi si trovano immerse.
Al di là dell’essere entusiasti o scettici, è un dato di fatto che il Metaverso oggi sia in fieri. Al momento, il concetto di “Metaverso” racchiude piattaforme diverse tra di loro, virtuali e no, dedicate al lavoro, oppure alle criptovalute o ancora ai gamer. Insomma, tutte piattaforme chiuse che non comunicano tra di loro e con funzioni estremamente diverse.
Cosa sia, o meglio, cosa sarà esattamente il Metaverso ancora non si sa con precisione. Sicuramente sarà qualcosa di simile a un mondo virtuale persistente, dove la centralità non è sull’utente, ma sul mondo virtuale stesso.
È indiscusso però che il Metaverso sfrutterà i device che abilitano la comunicazione immersiva e promuoverà il mondo dei nuovi creatori di contenuti, fortemente orientati a richiedere e sfruttare soluzioni di rete a larga banda e a bassa latenza: questo, in sintesi, significa che 5G Edge Cloud, ma ovviamente anche FTTX, giocheranno un ruolo predominante nel nostro modo di vivere e comunicare.
Crediamo che il Metaverso, data la sua portata rivoluzionaria in ambito consumer, enterprise e industriale, opererà in logiche di ecosistema e coopetition tra diversi partner. L’esperienza end-to-end sarà quindi un parametro fondamentale per la fruizione dei nuovi servizi immersivi, ed è per questo motivo che bisognerà tenere conto di requisiti di qualità, latenza, jitter e resilienza, non solo nelle reti fisse e mobili domestiche, ma anche nelle componenti internazionali e sottomarine, soprattutto quando il servizio coinvolge diversi Paesi ed è quindi instradato su reti di diversi operatori tra loro interconnessi. Ecco perché Sparkle, l’Azienda del Gruppo TIM per i servizi internazionali, ha aderito al “Metaverse-Ready Networks Project Group”, attivato dall’organismo internazionale “Telecom Infra Project” (https://telecominfraproject.com), in qualità di co-chair insieme a operatori del calibro di Telefonica, T-Mobile e di hyperscaler quali Microsoft e chiaramente Meta. Il Gruppo TIM, quindi, scende in campo sin da subito per fornire un contributo fattivo alla def inizione rigorosa di Metaverso, da un punto di vista squisitamente TELCO, dei relativi requisiti di rete e dei nuovi modelli di business.
Una definizione universalmente accettata di cosa sia realmente il Metaverso sarà particolarmente importante al fine di definire caratteristiche fondamentali che le entità in esso operanti dovranno possedere per interagire tra loro in modo corretto e sicuro. Riteniamo che il Metaverso, unione dei termini “meta” (al di sopra) e “universo”, sarà proprio l’unione di universi tematici ad oggi tra loro chiusi e non interconnessi. Un aspetto fondamentale, quindi, sarà costituito dall’identità digitale, standardizzata ed univoca, che le varie entità dovranno possedere per muoversi tra i vari universi, con sicurezza e certezza di corretta identificazione. Anche in questo campo, il Gruppo TIM, con Sparkle, si sta già muovendo all’interno del progetto “Integrated Trust Network” (fondato da associazioni leader in tre diversi ecosistemi: MEF (ecosistema TELCO), MOBI (ecosistema automotive) e IAAS (ecosistema assicurativo), finalizzato alla costituzione di una rete geografica totalmente decentralizzata e finalizzata, appunto, alla creazione di identificativi digitali conformi allo standard W3C.
Tutti noi sappiamo come i cosiddetti OTT (Over The Top), in questi ultimi anni, abbiano svolto un ruolo enorme nella diffusione dei servizi digitali con effetti commerciali sorprendenti, basti pensare a quanti settori siano stati rivoluzionati dal modello delle APP (alloggio, ristorazione, viaggi, taxi, …), sfruttando le reti degli Operatori. In una logica di ecosistema, invece, gli Operatori, in vista dell’evoluzione dei Servizi Cloud, potranno sempre più mettere a profitto le potenzialità del 5G Edge Cloud e della pervasività della fibra per abilitare la creazione di nuovi servizi digitali (realtà aumentata e virtuale, automazione industriale, mobilità intelligente e guida autonoma, …). Logica di ecosistema significa anche nuovi modelli di business, anch’essi in via di def inizione per arrivare a un win-win tra tutti gli attori coinvolti.
Il Metaverso, quindi, per essere vincente dovrà essere aperto e permettere l’interoperabilità tra mondi ed esperienze diverse, concetti questi che, cari lettori, troverete ben dettagliati negli articoli di questo numero del Notiziario Tecnico TIM.

                                                                                                                           Elisabetta Romano
                                                                   
Chief Network, Operations & Wholesale Office, TIM