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TIM è fortemente impegnata su vari Bandi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): da quello “Italia 1 Giga”, a quelli sul 5G sia per la parte di Backhauling che per le coperture. Nello specifico nel bando “Italia 1 Giga”, all’interno del raggruppamento temporaneo di imprese (RTI) composto da TIM e Fibercop, l’Azienda si è aggiudicata 7 dei 15 lotti messi a bando da Infratel Italia, per un valore di oltre 1,6 miliardi di euro di finanziamento (fondiPNRR), ai quali si aggiungono  irca 700 milioni di euro di investimento direttoa carico del Gruppo TIM. Inoltre, TIM si è aggiudicata tutti i 6 lotti di gara previsti nel Bando 5G Backhaul che prevede, entro i l 2026, la realizzazione dei rilegamenti in fibra ottica per 11.098 siti radiomobili per consentire la diffusione delle reti 5G nelle aree a fallimento di mercato per tutti gli operatori di telefonia mobile. Infine, tramite il bando 5G Coperture del PNRR,che prevede la predisposizione di reti mobi li 5G volte a garantire servizi radiomobi li aventi velocità di trasmissione di almeno 150 Mbi t/s in downlink e30 Mbi t/s in uplink, il RTI tra TIM, INWIT e Vodafone si è aggiudicato tutti i 6 Lotti messi a bando. Con Fabrizio Silvestri, responsabile Network Operations di TIM, vediamo più nel dettaglio le attività realizzate da TIM nei singoli Bandi.

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Impegno TIM nei Bandi PNRR

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A gennaio TIM ha chiuso la prima fase dei Piani relativi ai Bandi “Italia 1 Giga” e “5G Backhaul”. In particolare, Fabrizio, cosa abbiamo realizzato in questa prima milestone?

Il Gruppo TIM, nella prima milestone del Piano di interventi infrastrutturali del bando Italia 1 Giga, ha realizzato collegamenti ultrabroadband per oltre 14.100 civici in 90 Comuni italiani previsti nei lotti vinti, in particolare in Piemonte, Val d’Aosta, Liguria, Abruzzo, Molise, Sardegna, Umbria, Marche, Calabria e Basilicata, più le Province Autonome di Trento e Bolzano.
L’obiettivo è collegare entro il 2026 circa 3 milioni di civici con nuove infrastrutture di telecomunicazioni e relativi apparati di accesso in grado di erogare servizi con capacità di almeno 1 Gbit/s in download e 200 Mbit/s in upload. Questo, tra i bandi che TIM si è aggiudicata, è sicuramente quello che in termini di effort è più impegnativo: per volumi, per estensione e per capillarità territoriale.
Mi preme sottolineare che se i numeri sembrano piccoli, in realtà sono stati realizzati nell’arco di appena un mese e mezzo, ovvero tra novembre e dicembre 2022, e sono a valle di una serie di articolate attività preparatorie: in primis il walk-in, ovvero la verifica sul campo civico per civico del reale stato dei luoghi propedutica all’appalto dell’attività realizzativa vera e propria, piuttosto che le singole attività tecniche di progettazione e sviluppo, le quali portano via parecchio tempo, oltre che impiegano varie professionalità. Per quanto riguarda il bando ‘5G Backhaul”, invece, nei 95 Comuni del territorio nazionale facenti parte dei lotti che TIM si è aggiudicata, sono state già realizzate tutte le opere necessarie ad attivare in fibra le infrastrutture di rete mobile 5G per la fornitura di servizi evoluti in oltre 150 siti. Per questo bando il finanziamento pubblico corrisponde a 700 milioni di euro, ma TIM ha previsto altri 100 milioni di euro di investimento diretto.
Infine, relativamente al bando 5G Coperture, TIM in particolare, oltre alla gestione delle attività di progettazione e realizzazione inerenti ai propri nuovi impianti, ha anche la responsabilità della gestione delle attività relative ai rilegamenti di Backhauling in fibra ottica dei nuovi siti radiomobili.
Come primo step, il bando prevede entro il 30/06/2023 la copertura del 5% delle aree oggetto di aggiudicazione per ciascun Lotto, ovvero si tratta di 70 aree geografiche da coprire.

L’impegno che i vari Bandi comportano di fatto ha messo in moto una macchina organizzativa, in parte nuova per TIM. Ci chiarisci meglio se si tratti per lo più di una sfida solo sui tempi di realizzazione, oppure se ha riguardato anche i nostri processi di Creation, Delivery ed Assurance?

Vorrei premettere che il principale sforzo che TIM fino ad ora ha fatto è stato quello di adeguare tutto il nostro mondo dei processi, delle procedure e dei sistemi, oltre che il nostro modus operandi a rispettare i requisiti tecnici e finanziari che un bando pubblico comporta. Certo non è la prima volta che, come TIM, rispondiamo ad un Bando ministeriale, per esempio lo abbiamo già fatto con il bando BULL nel Sud Italia, ma questi nuovi bandi PNRR comportano la pianificazione, la gestione e la rendicontazione di un lavoro enorme che coinvolge numeri importanti: parliamo di oltre 2.900.000 civici, 11.100 siti di Backhauling e la realizzazione di siti radiomobili 5G su almeno 1200 aree.
E questo significa non solo un cambio di passo, ma anche un ammodernamento delle varie procedure; basti pensare a quanto abbiamo dovuto fare per adeguare la contrattualistica dei nostri fornitori di prodotti e prestazioni in modo che sia conforme ai requisiti del bando. Ne va da sé, però che revisionare tutte le norme, partendo dagli studi di fattibilità, per passare poi alla progettazione, alla realizzazione e al collaudo, significa non solo rispettare tutti i requisiti tecnici e prestazionali, ma anche rispettare i vari requisisti documentali e finanziari che impongono una tracciabilità congrua di tutti gli interventi necessaria per ottenere la copertura finanziaria prevista dal Bando.
Per altro, in alcuni casi non ci siamo limitati a rinnovare solo i nostri processi, ma abbiamo proposto anche delle migliorie ai servizi rispetto ai requisiti minimi richiesti dal Bando: ad esempio, TIM ha previsto di offrire nel bando “Italia 1 Giga”, velocità aggiuntive, fino a 10 Giga, rispetto a quelle richieste da Infratel che richiedeva come requisito minimo la velocità fino a 1 Giga.
Oltre a questi bandi a finanziamento, non dimentichiamo che TIM lavora attivamente anche ai suoi Piani di roll out fibra con FiberCop, che prevede di realizzare entro il 2026 reti FTTH in 2.579 comuni italiani, coprendo così circa l'80% delle unità immobiliari “tecniche” delle aree nere e grigie.
E non ci fermiamo qui; siamo infatti anche impegnati nei bandi ad appalto del PNRR legati alla digitalizzazione delle strutture sanitarie e delle scuole, delle quali già 5.380 sono connesse alla rete a larga banda su fibra ottica degli oltre 9.500 istituti previsti dal bando. Siamo orgogliosi dell’importante lavoro che stiamo facendo in Azienda, per altro con una spasmodica attenzione da un lato ad identificare le sinergie tecniche tra i vari bandi, in modo che ogni sviluppo di rete sia plurifunzionale, dall’altro ad evitare il double counting, perché ci sia sempre una corretta attribuzione dei costi e trasparente tracciabilità finanziaria delle nostre singole attività.

Quanto facciamo nel PNRR e nei piani di roll-out FTTH e 5G rappresenta per TIM anche un’opportunità per sostenere la diffusione di nuove competenze digitali. Secondo te, Fabrizio, quali le nuove professionalità necessarie al mercato del lavoro di domani?

Per rispondere all’avvio dei cantieri funzionali alle attività dei Bandi del PNRR, Il Gruppo TIM oltre a contare su una manodopera interna già ampiamente formata e costantemente aggiornata, coinvolge anche l’eco-sistema delle Imprese. In questo contesto così sfidante, è il personale di TIM a tenere i corsi di formazione sia per le imprese operanti sui cantieri sia per i vari studi di Professionisti chiamati a progettare i collegamenti dei Bandi PNRR.
Vi riporto alcuni dati sul piano della formazione: al personale tecnico TIM nel 2022 sono state erogate 3.000 ore di formazione e ne sono previste circa 2.300 nel primo semestre 2023; mentre circa 1.000 sono le ore di formazione per 144 risorse appartenenti a 34 imprese erogate tra gennaio e febbraio 2023. Per favorire l’ecosistema, ci tengo a ricordare che TIM ha sviluppato una Web APP che consente a tutti gli operatori di registrare in real time su cloud dati multimediali, come foto georeferenziate, utili per le fasi di walk-in e progettazione.
Va però ricordato che il panorama della manodopera, ad oggi, costituisce la vera svolta del sistema produttivo che, dopo un periodo di flessione della domanda, sta vivendo un momento di strategica centralità. Infatti, prima i Bonus per le ristrutturazioni edilizie, poi i vari ambiti del PNRR tra cui le Telco, l’Energia ed i Trasporti, hanno generato una forte richiesta di maestranze che oggi sono chiamate a confrontarsi con un panorama sempre più complesso da un punto di vista tecnologico.
Condivido alcuni esempi: fare la giunzione delle fibre ottiche, eseguire dei sopralluoghi in situ coadiuvati da strumenti digitali, oltre che usare sistemi di progettazione basati anche su IA, sono attività che richiedono una formazione specifica mirata e sempre aggiornata. Tutto ciò evidenzia che il mercato del lavoro ricerca competenze sempre più traversali, sulle quali lavorano le Academy di Development, sia di TIM che delle Imprese di rete, per creare nuovi professionisti che da qui ai prossimi anni saranno gli artefici della trasformazione digitale del nostro Paese.
Come TIM Academy su questo fronte siamo al fianco dei giovani organizzando con le scuole con gli appuntamenti “Digital Media” e “Innovation Tour”, volti a formare i giovani sulle nuove competenze digitali: un’ulteriore prova concreta di quanto contribuiamo per la trasformazione digitale dell’Italia.

Un’ultima domanda, Fabrizio: il nostro impegno è quello di costruire piattaforme di rete per abilitare i nuovi servizi digitali. Quali le principali caratteristiche della Dgital Life che avremo a nostra disposizione?

Noi stiamo costruendo l’infrastruttura tecnologica per abilitare la Digitalizzazione del nostro Paese e dar modo alle persone e alle imprese, grandi e piccole, di usufruire di tutti i Vertical di nuova generazione: ovviamente mi riferisco agli use case per le Smart City, dove l’IoT massivo e la Smart Mobility, oltre che la sanità digitale e i sistemi di e-learning arricchito con tecnologie di AR/VR e avatar saranno parte della nostra quotidianità.
Ma penso anche agli scenari di Industry 4.0 per innovare le nostre PMI, ai Digital Harbour che possono rappresentare la svolta per il mondo dei trasporti commerciali via mare, o alle soluzioni di Smart Agricolture, sulle quali TIM anni fa è stata apripista con sperimentazioni di droni connessi in 5G nei campi di grano della Basilicata e nelle vigne di barolo in Piemonte.
Certo non è sufficiente dispiegare piattaforme di rete basate sul 5G e sulla fibra per dar luogo alla Digital Life, dove mi preme ricordare che sempre più l’AI svolge un ruolo importante per i nuovi servizi B2B2C.
Se vogliamo semplificare, l’ultrabroadband è di fatto “un bocchettone” che permette sì la rivoluzione digitale, ma da solo non basta. Perché ci sia la Digital Trasformation, serve attivare un ecosistema di partnership con le industrie, gli stakeholder tecnologici, gli OTT, la Pubblica Amministrazione, le Università ed il mondo delle start-up in modo da sviluppare tutti quei nuovi servizi digitali, che ognuno di noi potrà utilizzare.
Il Gruppo TIM è impegnato su tutti questi fronti: nel deployment delle reti FTTx e della nuova Core Network 5G, e, in particolare come TIM Enterprise, nello stringere accordi con attori di primo piano, come Google ad esempio, per sviluppare in ottica time to market tutti i nuovi smart services che caratterizzeranno l’Italia digitale di domani