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Nel lavoro di tutti i giorni in TIM siamo abituati ad “inventare, costruire e soprattutto migliorare la percezione dei Clienti” e tutti i processi aziendali sono sviluppati in maniera da garantire il migliore risultato possibile sulla rete e sulle piattaforme disponibili. Tuttavia l’esperienza ci ha insegnato che, per raggiungere gli obiettivi in maniera efficiente, occorre anche “saper spegnere e recuperare gli asset dismessi” ed occorre farlo mentre i Clienti sono attivi in Rete. Il contesto in cui ci muoviamo attualmente è quello di una rete che abilita diverse tipologie di connettività sia fissa che mobile e con diversi livelli di performance erogabili in maniera massiva (ossia per tutti i clienti di un’area), piuttosto che dedicata (ossia ai clienti che fruiscono di servizi personalizzati, nelle sedi in cui si trovano). In ogni caso, riferendoci alla Rete Fissa, i piani di copertura FTTX garantiscono un livello elevato anche se non equamente distribuito in tutte le aree del Paese. Inoltre, anche a seguito delle iniziative intraprese come Sistema Paese, sono in corso di sviluppo dei progetti di copertura con servizi FTTH con la finalità di rendere disponibile massivamente un servizio ultrabroadband e, di fatto, completare la copertura oggi disponibile in FTTX. Quindi dobbiamo partire dal considerare che, attivando nuove connettività in rete e “trasformando” i servizi utilizzati dai Clienti, avremo sempre la necessità di “spegnere e recuperare” le tecnologie che erogano i servizi tradizionali quali ad esempio la Fonia a commutazione di circuito (RTG) o i primi servizi multicanale (ISDN BRA) piuttosto che i primi servizi di connettività dati asimmetrici (ADSL).
Questo è la sfida dei Progetti di Decommissioning e di Valorizzazione degli asset.

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Perché il decommissioning

Il decommissioning è il processo di dismissione delle tecnologie obsolete negli impianti industriali: nel caso delle telecomunicazioni, accanto al normale avvicendamento delle tecnologie fisse e mobili per incremento prestazioni ed efficienza, il decommissioning è reso possibile dall’ampliamento della rete di accesso mediante l’impiego delle fibre ottiche. In altre parole, il numero di centrali necessario per coprire il territorio nazionale non è più vincolato dai limiti trasmissivi del rame e può così essere drasticamente ridotto. La rete di TIM è costituita da circa 10.500 centrali: questo numero è sostanzialmente dovuto alle caratteristiche della rete in rame oltre che alla distribuzione della popolazione sul territorio. L’impiego della rete di accesso in fibra, oltre a consentire migliori prestazioni in termini di performance di servizio e consumi energetici, permette anche di ridurre il numero di centrali necessarie a 3.800, definite COLT (Central Office Long Term), dismettendo le restanti 6.700 centrali definite bypass. Nella Fig.1 si può vedere la situazione a regime dopo il processo di switch off delle centrali superflue, che vengono riattestate alla più vicina centrale COLT, come illustrato nella Fig.2.

Figura 1: La rete target TIM: centrali COLT e BYPASS

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Figura 2: La riattestazione delle centrali Bypass

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Per poter dismettere le centrali bypass è però necessario che venga realizzata la copertura FTTX, eventualmente completata in minima parte da FWA, e che i clienti abbandonino i servizi su rame per passare a quelli ultrabroadband offerti dalla rete in fibra.
Per quanto riguarda invece l’obsolescenza delle tecnologie, nella rete di TIM ne sono presenti numerose (ad esempio PSTN, ISDN, ATM, ADSL, PDH, SDH), necessarie per abilitare i servizi legacy ancora fruiti dai Clienti, attraverso le funzionalità di accesso, commutazione e trasporto per tutta la rete fissa; queste tecnologie sono tra di loro vincolanti nel senso che, se non si completa lo spegnimento dei servizi e quindi le necessità di tecnologie in accesso, non si può neanche dismetterle nella rete di commutazione e di trasporto. Quindi solo cessando tutti i servizi legacy forniti in un’area di centrale si possono spegnere le tecnologie legacy necessarie per abilitarli e conseguentemente procedere al loro recupero.
Inoltre, esiste una complessità aggiuntiva derivante dalla normale “mobilità dei clienti” per ragioni commerciali; infatti, i clienti possono spostarsi da un operatore all’altro e/o spostarsi di area (ad esempio traslocando) e questo modifica la situazione di occupazione degli apparati di centrale.
Nella situazione di rete reale, considerando gli apparati in centrale ed i punti di accesso lato cliente (tali punti sono definiti porte), la mobilità dei clienti unitamente alla situazione delle porte può portare ad avere su un singolo apparato un numero di schede di elettronica attive molto superiore a quelle strettamente necessarie.
Quindi, in attesa di raggiungere la completa migrazione dei clienti dai servizi legacy a quelli FTTX su ogni apparato, l’unica alternativa che esiste per poter “spegnere” schede di elettronica è quella di andare a movimentare i clienti in rete in maniera da concentrarli sul numero minimo di schede di elettronica necessarie ad abilitare tutti i servizi richiesti. Questa operazione, definita appunto “compattamento”, richiede un’attività di progettazione degli spostamenti dei clienti, la realizzazione delle configurazioni degli apparati oltre che la permutazione fisica dei collegamenti necessari.
Appare quindi evidente che un potente acceleratore delle attività di Decommissioning è la migrazione commerciale dei clienti da servizi legacy ad FTTX, attività che in genere avviene in maniera non localizzata su un’area, ma in base ad iniziative commerciali nazionali, talvolta supportate da incentivi (voucher).
In base a quanto realizzato nei vari piani la copertura FTTX delle linee attive sulla rete di TIM è pari a circa il 95% con valori elevati per la gran parte centrali; inoltre è da considerare che sono in corso ulteriori realizzazioni per incrementare la copertura FTTH nei prossimi anni.
Per quanto concerne invece la penetrazione del servizio FTTX, si rilevano ampie possibilità di miglioramento considerando la distanza dai valori di copertura esistente e quindi sono in corso iniziative commerciali per poter “stimolare” i Clienti a migrare da servizi legacy a servizi FTTX (si veda ad esempio la campagna di “rottamazione ADSL” che TIM ha lanciato in giugno 2023).

Il contesto internazionale ed i servizi legacy attivi in Italia

Il processo di decommissioning a livello internazionale viene comunicato a seconda dei mercati come switch off dei servizi su rame, dismissione delle centrali o superamento delle tecnologie obsolete, evidenziando i benefici per i clienti, per l’Operatore e per il Sistema Paese.
Le modalità, i tempi previsti e gli avanzamenti sono molto diversi in base alle strategie degli operatori, ai vincoli delle regolamentazioni nazionali e in relazione al percorso di evoluzione dei servizi e migrazione dei clienti da legacy a FTTX (“take up FTTX”). La situazione internazionale può essere riassunta classificando tre principali aggregazioni: “forerunners” (Singapore, Giappone e Corea), “follower” (Spagna, Francia e UK) e “wait and see” (Germania ed USA).
Focalizzando la situazione in Europa si osserva che:

  1. in Spagna:
    a. è stato avviato lo switch off delle centrali nel 2016, sono state comunicate come spente 2.000 centrali (26% del totale) ed è previsto lo spegnimento di ulteriori 1.000 centrali nel 2023;
    b. la cessazione dei servizi su rame è prevista entro il 2024 a seguito anticipo comunicato a fine anno 2022 (la precedente previsione era entro il 2025).
  2. in UK:
    a. è stato avviato lo switch off dei servizi legacy su rame con ipotesi di completarlo entro il 2025;
    b. è stata pianificato lo switch off di 4.500 centrali con un primo lotto di 100 centrali previsto nel 2025.
  3. in Francia:
    a. è stato pianificato lo switch off dei servizi legacy in rame al 2030 con la cessazione della vendita degli stessi a partire dal 2026;
    b. è stato ipotizzato lo switch off per area geografica, a seguito del traguardo di copertura con servizi evoluti, con un progetto pilota previsto nel 2023.
  4. in Germania:
    a. è stato avviato il compattamento delle tecnologie di accesso e commutazione Fonia (PSTN)
    b. è stato anche avviato il compattamento delle tecnologie di trasporto (SDH).

La situazione dei servizi legacy di rete fissa attivi in Italia - fonte Osservatorio AGCOM 2022 (pubblicato in aprile 2023, aggiornato a fine dicembre 2022 [1]), evidenzia un numero di accessi complessivi in lieve flessione su base trimestrale ed annua, rispettivamente pari a -115 mila e -184 mila linee; la customer base complessiva si mantiene non lontano dai 20 milioni di linee. Nel corso del 2022 le tradizionali linee in rame si sono ridotte di oltre 1,1 milioni (circa 7,5 milioni nell’ultimo quadriennio), mentre le linee che utilizzano altre tecnologie, nello stesso periodo, sono aumentate di circa 920 mila. Ne consegue che a dicembre 2018, il 58% degli accessi alla rete fissa era in rame e dopo quattro anni sono scesi al 22%.
Allo stesso tempo sono sensibilmente cresciuti gli accessi con tecnologie che consentono prestazioni avanzate:

  • le linee FTTC sono aumentate di circa 39 mila su base annua e di circa 3,8 milioni nell’intero periodo;
  • quelle FTTH sono incrementate di circa 820 mila unità su base annua e, a fine dicembre, risultano non lontane dai 3,5 milioni di accessi;
  • in crescita, anche se in misura più contenuta, risultano anche le linee Fixed Wireless Access che, con un incremento di circa 80 mila unità nell’anno, hanno quasi raggiunto 1,8 milioni di linee.

Nel quadro competitivo degli accessi broadband ed ultra-broadband, a fine dicembre, TIM si conferma il maggiore operatore con il 40%, seguito da Vodafone con il 16,8%, Fastweb con il 14,4% e Wind Tre con il 14,3%.

Figura 3: Evoluzione copertura e penetrazione ultrabroadband in Italia [1]

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Le regole del decommissioning delle centrali ed il primo lotto

Il processo di switch off delle centrali è regolamentato da una Delibera dell’Autorità competente (Delibera AGCOM N.348/19/CONS) che definisce le modalità secondo le quali TIM può provvedere a realizzare lo switch off delle centrali a seguito della migrazione dei clienti su servizi FTTX ed in minima parte FWA. Il processo descritto stabilisce che TIM debba “annunciare” le centrali per cui ha intenzione di procedere alla dismissione o riconversione per altri fini ed a seguire comunicare all’autorità i valori di copertura FTTX delle linee attestate alla centrale accorpante oltre che il rispettivo livello di penetrazione. Poiché il processo può avvenire soltanto con il traguardo del 100% della copertura, Tim dovrà anche comunicare la volontà eventuale di servirsi a tale scopo delle reti di altri operatori piuttosto che di società controllate e collegate; inoltre, nel caso TIM intenda servirsi in maniera residuale di servizi alternativi (ad es. FWA), dovrà comunicarlo precisando la soluzione tecnica e le condizioni dell’offerta. L’annuncio in oggetto potrà inoltre avvenire soltanto se ogni centrale interessata sarà stata oggetto di migrazione per almeno il 60% dei clienti legacy. A seguito dell’annuncio, il processo tecnico di switch off, detto “migrazione forzata”, non potrà iniziare prima di un periodo che varia da 12, 18 o 24 mesi a seconda che le centrali siano aperte a bistream e WLR, piuttosto che ULL piuttosto che relative a finanziamento pubblico non a favore di TIM (bando Aree Bianche anno 2016). L’annuncio di TIM, una volta che l’Autorità abbia verificato i requisiti richiesti, sarà comunicato al Mercato e quindi a tutti gli OAO e, dalla data di pubblicazione, inizierà il percorso precedentemente descritto. Il periodo di “migrazione forzata” avrà una durata di 12 mesi dopo i quali, qualora fossero ancora presenti dei clienti da migrare dai servizi legacy, il processo di switch off dovrà completarsi entro ulteriori 3 mesi, previa comunicazione ai clienti interessati di cessazione del contratto in essere. Le attività in oggetto sono state eseguite per quanto riguarda l’annuncio e le verifiche per un primo lotto di 62 centrali che, a partire dal 24 febbraio 2023 è entrato nella fase di “migrazione forzata” e quindi è in corso un primo caso concreto per sperimentare in dettaglio tutti gli aspetti e le implicazioni correlati a tale fase.
Per quanto concerne gli altri lotti è stata predisposta una roadmap delle attività congruente con i vincoli della Delibera e che, in linea con i Piani Strategici di TIM, permetterà di abilitare quanto previsto anche dagli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea 2030.

Figura 4: Roadmap Delibera 348 [2]

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Decommissioning ed efficienza

La rete di TIM si sviluppa in una componente passiva e tipicamente esterna alle centrali costituita da cavi (rame e fibra ottica) e da una componente attiva (ossia che viene alimentata e consuma energia) costituita da tutti gli apparati installati nelle 10.500 centrali.
Nelle centrali, sono “presenti ed alimentati” anche apparati ormai obsoleti, ma necessari a garantire la funzionalità di servizi legacy ed in parallelo sono “accessi” anche apparati che invece garantiscono la fornitura dei “servizi innovativi” quali ad esempio quelli FTTX, servizi questi ultimi con grandissime capacità di banda. Quindi, gli apparati correlati alle tecnologie legacy, oltre ad essere di fatto “una ridondanza di rete”, occupano molto più spazio e consumano molta più energia di quelli che forniscono i servizi FTTX che hanno performance pari ai Gigabit al secondo (ossia 1.000 volte superiore a quelli legacy).
I clienti che non migrano verso le nuove tecnologie, oltre a non poter fruire di un servizio enormemente più performante, richiedono il doppio dell’energia rispetto alla rete FTTCab o addirittura il triplo rispetto alla rete FTTH.
I consumi energetici totali della Rete TIM dovuti ai servizi legacy sono pari a circa 475 GWh annui (consumi misurati nel 2022) ed essendo TIM la seconda società italiana in termini di utilizzo di energia elettrica, rappresentano un grande punto di attenzione non soltanto economico, ma anche ambientale. La compensazione delle emissioni di CO2 correlate a questi consumi, richiederebbe l’introduzione in natura di 17 Milioni di alberi.
Il decommissioning delle vecchie tecnologie oltre all’impatto energetico ed ambientale, abilita importanti benefici in termini di riduzione degli spazi, permettendo l’eliminazione di 6.700 centrali a livello nazionale, e ulteriori risparmi in termini di manutenzione degli immobili, degli apparati e relativi costi associati.

Progetti di decommissioning di rete fissa e di rete mobile

Accanto al percorso di razionalizzazione e spegnimento delle centrali bypass, sono contemporaneamente stati avviati numerosi progetti di spegnimento selettivo delle tecnologie obsolete, che possono avvenire in due modi: compattamento di una specifica tecnologia utilizzata da servizi legacy, conseguentemente ad una bassa occupazione a seguito di migrazione dei clienti verso nuovi servizi; oppure spegnimento di uno specifico servizio. Appartengono alla prima categoria i progetti di compattamento della rete di commutazione, delle reti dati broadband e di trasporto.
Il primo e più importante esempio è la rete di commutazione: gli apparati, le cosiddette centrali, hanno livelli di occupazione modesti, a seguito della migrazione dei clienti verso i servizi VoIP. Questo permette di concentrare le linee attive su un numero minore di schede e apparati, permettendo di spegnere e dismettere le parti non più utilizzate. In questo ambito sono in corso progetti di compattamento degli accessi, accorpamento o trasformazione SGU (Stadi di Gruppo Urbani) nonché la dismissione dei concentratori stradali, o multiplex (in varie tecnologie quali MPX 1, UCR, MX1). Nell’ambito delle reti broadband di prima generazione sono in corso di compattamento i DSLAM ATM, che offrono servizi ADSL a velocità ridotta, e in generale l’intera rete ATM, costituita da elementi centralizzati (MGX). Sono anche in avvio attività di compattamento dei DSLAM IP oltre che dismissioni mirate di router IP obsoleti.
Per quanto riguarda la rete di trasporto sono in corso progetti di spegnimento mirato a seguito migrazione su tecnologie più moderne e compattamento PDH, SDH, WDM di prima generazione e PTN.
Anche le piattaforme informatiche sono oggetto di decommissioning: lo spegnimento di tecnologie obsolete permette il contemporaneo spegnimento dei relativi element manager e sistemi di gestione. Inoltre, il percorso di evoluzione tecnologica e razionalizzazione permette lo spegnimento di ulteriori piattaforme: in questo caso i benefici energetici sono modesti, mentre è importante l’effetto di semplificazione architetturale e di processo.
Il secondo percorso di decommissioning degli apparati parte invece dai servizi: l’esempio più importante è lo spegnimento del servizio mobile 3G, trattato in questo numero del Notiziario Tecnico TIM 2-2023 [4].
Altri progetti di spegnimento di servizi riguardano l’interconnessione TDM, che permetterà di spegnere la rete BBN. Vanno infine menzionati tre servizi in corso di spegnimento, entro la fine dell’anno, che tutti i clienti ricordano avendoli utilizzati in passato, ed ormai sostituiti da tecnologie, e abitudini d’uso ben diverse: si tratta del servizio dial-up di navigazione Internet via modem a banda stretta, il servizio di filodiffusione e la telefonia pubblica, e più precisamente le cabine telefoniche stradali.

Conclusioni

La diffusione della rete di accesso FTTX e la digitalizzazione del paese hanno creato le condizioni per avviare una fase di forte accelerazione dei progetti di decommissioning, traguardando lo spegnimento di migliaia di centrali bypass nei prossimi anni.
Il decommissioning delle tecnologie obsolete è indispensabile per ottenere efficienza economica, principalmente grazie alla riduzione dei consumi energetici e alla riduzione del numero delle centrali, e insieme ridurre l’impatto ambientale delle reti di telecomunicazioni grazie alla maggiore efficienza delle nuove tecnologie.
In sintesi, proseguendo nel percorso dei piani e puntando quindi a spegnere mediamente tre/quattro centrali al giorno, stiamo anche contemporaneamente investendo sui progetti di compattamento hardware per ridurre gli apparati accesi ed ottenere i saving energetici correlati. In parallelo, vista anche l’evoluzione degli scenari, continueremo a cercare ogni strada possibile per accelerare l’esecuzione di tutte le attività, sempre nel rispetto dei vincoli esistenti.
Inoltre, come evidenziato, le strutture commerciali sono fortemente impegnate nel processo di migrazione da servizi legacy ad FTTX accompagnando i clienti nel percorso di digitalizzazione e noi del Team di Decommissioning continueremo a farci “promotori” per fare in modo che, nel più breve tempo possibile, non resti più attiva nessuna linea legacy nella nostra rete.
Tutti possiamo contribuire alla trasformazione di TIM attraverso il decommissioning: facciano nostro lo slogan “no more legacy!”.

Acronimi

ATM     Asynchronous Transfer Mode

BBN     BackBone Nazionale

COLT     Central Office Long Term

DSLAM     Digital Subscriber Line Access Multiplexer

FTTB     Fiber to the Building

FTTH     Fiber To The Home

FTTX     Fiber To The X (X: H-Home, Cab-Cabinet, B-Building)

FTTC     Fiber To The Cabinet (o Curb)

FWA     Fixed Wireless Access

ISDN BRA     Integrated Service Digital Network Basic Rate Access

MPX     Multiplex

OAO     Others Authorised Operator

OLT     Optical Line Termination

PDH     Plesiochronous Digital Hierarchy

PSTN     Public Switched Telephone Network

PTN     Packet Transport Network

RTG     Rete Telefonica Generale

SDH     Synchronous Digital Hierarchy

SGU     Stadio di Gruppo Urbano

TDM     Time Division Multiplexing

ULL     Unbundling Local Loop

VoIP     Voice Over IP

WLR     Wholesale Line Rental

WDM     Wavelength Division Multiplexing