La spazzatura elettronica continua a crescere: secondo i dati delle Nazioni Unite, ogni cittadino europeo produce annualmente quasi 15 chili di rifiuti composti da smartphone, computer, televisori e altri piccoli e grandi elettrodomestici. A livello globale, il totale supera 50 milioni di tonnellate.
Una quantità destinata ad aumentare mano a mano che si moltiplicano i dispositivi tecnologici (basti pensare alle sigarette elettroniche o ai vari wearables) di cui facciamo uso e che spesso, se non bastasse, hanno una vita estremamente breve.
Il problema, ovviamente, è che tutto ciò che contiene chip, sensori, cavi, schermi e altro non può essere buttato nella spazzatura di casa per poi essere smaltito normalmente; ma necessita di un trattamento particolare.
Per esempio, gli smartphone devono essere prima disassemblati e poi riciclati utilizzando procedure speciali. Ogni volta che questo processo viene aggirato, si rischia di peggiorare la situazione in luoghi come Agbogbloshie (Ghana), dove si estende un’infinita discarica elettronica all’interno della quale lavorano 70mila persone costantemente avvolte dalla diossina e sempre a contatto con sostanze tossiche (e dove si nutrono tantissimi animali gravemente malati).
In ogni smartphone, e negli altri dispositivi, si trovano infatti materiali come plastica, vetro, rame; ma anche sostanze come cadmio e piombo (molto pericolose per la salute umana).
Non solo: al loro interno ci sono anche metalli preziosi come oro, argento e palladio; tanto che l’ONU ha stimato che ogni anno vengono buttate 320 tonnellate di oro e 7.200 d’argento, per un valore complessivo di 15 miliardi di euro.
Come fare allora per smaltire in maniera sostenibile ed efficace i nostri vecchi smartphone, che vengono in media sostituiti ogni due anni?
Il primo passo, ovviamente, è quello di cercare la ricicleria più vicina a casa, dov’è possibile portare a smaltire correttamente i cosiddetti RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche).
Ma non è tutto: una legge prevede che alcuni negozi siano obbligati a ritirare gratuitamente il vostro cellulare usato. Questa attività è nomata dal decreto “uno contro uno” – che da giugno 2010 obbliga i venditori di prodotti elettrici ed elettronici al ritiro gratuito dell’apparecchiatura dismessa a fronte dell’acquisto di un nuovo prodotto equivalente – e soprattutto dal nuovo decreto “uno contro zero”, che da aprile 2016 prevede la consegna gratuita dei RAEE di piccole dimensioni (inferiori a 25 centimetri) presso i punti vendita con superfici superiori a 400 mq, senza alcun obbligo di acquisto.
E' importante inoltre ricordarsi di non smontare parti del nostro smartphone o computer prima di portarlo a smaltire; perché solo in questo modo è possibile mettere in moto il circuito virtuoso dell’economia circolare.
La legge europea prevede infatti che l’80% di un rifiuto elettronico debba essere recuperato per essere nuovamente utilizzato nella produzione di prodotti in plastica, alluminio e nuovi dispositivi elettronici.
Inoltre, è possibile che un tablet per noi obsoleto possa essere ceduto alle scuole o ad associazioni che sapranno come dargli una nuova vita (è il caso dell’iniziativa Cellulari per beneficenza della Caritas).
Ma smaltire correttamente lo smartphone o darlo in beneficenza non è l’unica possibilità; ci sono anche molti modi creativi per dare nuova vita al nostro cellulare inutilizzato. Per esempio – sfruttando una app come Anymote Smart e acquistando un piccolo dispositivo a infrarossi – è possibile trasformare lo smartphone in un telecomando universale, in grado di manovrare la televisione, il condizionatore, l’impianto hi-fi e altro ancora. Un’altra applicazione, Unified Remote, rende invece qualsiasi smartphone un trackpad per il vostro computer fisso o portatile.
Se invece desiderate acquistare una piccola telecamera di sorveglianza, potete benissimo risparmiarvi la spesa (ed evitare di accumulare un altro dispositivo) trasformando in questo senso lo smartphone. È sufficiente scaricare l’applicazione IP Webcam (per Android) e avrete a disposizione una telecamera da piazzare ovunque; oppure un monitor per controllare cosa combina il vostro cane quando siete fuori casa o tenere d’occhio i neonati quando ci troviamo in un’altra stanza.
Infine, è possibile donare la potenza dello smartphone che ormai stiamo per buttare alla scienza. Come?
Il progetto Boinc dell’università di Berkeley sfrutta la capacità di calcolo di qualunque smartphone o tablet connesso a internet per le sue ricerche in campo medico, fisico, matematico e altre ancora. Se vi sembra una cosa da poco, considerate che tutti gli smartphone del mondo messi assieme hanno una potenza oltre 100 volte superiore al supercomputer più potente del mondo. È sufficiente accendere un vecchio smartphone o tablet, connetterlo al wi-fi di casa, scaricare la app, scegliere quale progetto scientifico sostenere e il nostro dispositivo contribuirà all’avanzamento della ricerca medica e scientifica. Meglio che finire in discarica, no?