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Internet ed il Web stanno vivendo una fase di forte evoluzione i cui elementi fondanti sono il Web3 e, in una prospettiva di medio/lungo termine, il Metaverso.
Il Web3 punta alla decentralizzazione della rete e delle applicazioni Web per ridurre la concentrazione dei dati e dei contenuti e per consentire agli individui la riappropriazione e la valorizzazione degli stessi.
La diffusione del Web3 può contribuire anche allo sviluppo del Metaverso che, progressivamente, su una rete Internet decentralizzata offrirà alle persone esperienze immersive avanzate in uno spazio condiviso virtuale 3D collettivo, creato dalla convergenza delle realtà fisica e digitale.

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L’evoluzione di Internet

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L’evoluzione del Web dalla nascita fino ai giorni nostri

Occorre ripercorre la storia evolutiva del Web per comprendere come si arriva all’attuale concetto del Web3 ed alle relative iniziative in corso. Il Web 1.0 nasce e si sviluppa nel corso dell’ultima decade del secolo scorso. All’inizio degli anni 90, Tim Berners-Lee introdusse il linguaggio semi-strutturato HyperText Markup Language (HTML) per la formattazione, l’impaginazione e l’organizzazione di documenti in pagine collegate fra di loro mediante l’impiego degli hyperlink. Furono creati anche i primi browser per navigare tra le pagine e visualizzarle. Questo web era decentralizzato, statico, abilitante una fruizione passiva dei contenuti prodotti da altri.
A partire dai primi anni del 2000 si sviluppa il Web 2.0, caratterizzato dalla nascita di applicazioni che abilitano alla produzione dei contenuti, oltre alla lettura come nel Web 1.0. Sono gli anni caratterizzati dalla nascita di Wikipedia, dei blog, delle piattaforme peer-to-peer e delle social networks. La possibilità diffusa di produrre contenuti, porta a considerare questo come il periodo di democratizzazione del Web; tuttavia, questo si rivela anche come il periodo dell’accentramento delle informazioni, degli utenti e degli utili economici. Pochi attori del Web, infatti, sviluppano applicazioni che diventano in breve tempo dei veri e propri “walled garden”, realizzando, di fatto, oligopoli digitali, con il controllo totalitario delle informazioni personali degli utilizzatori. Il World Economic Forum (WEF), già nel 2011, puntava l’attenzione su questo aspetto, auspicando un nuovo modello, “usercentric”,di gestione delle informazioni digitali personali, che restituisse il controllo e la valorizzazione delle medesime ai legittimi proprietari. [1, 2]
È comunemente riconosciuto che oggi stiamo vivendo l’esperienza del Web 2.5, ovvero un Web ove le applicazioni sono basate sull’intelligenza artificiale per offrire servizi sempre migliori e più vicini ai comportamenti umani. Un esempio per tutti è costituito dagli assistenti virtuali quali Siri, Cortana, Alexa e Google Assistant.
Tim Berners-Lee, al fine di superare i problemi e le inefficienze del Web attuale, ha proposto l’evoluzione verso il Web 3.0, introducendo il concetto di “web semantico” che prevede il collegamento semantico fra i contenuti. In pratica, esso teorizza l’evoluzione della rete verso un enorme data base, basato su linguaggi ontologici, che, unitamente all’impiego delle tecniche di Artificial General Intelligence, permettono alle applicazioni di comprendere il contesto cognitivo in cui si trovano e di agire prendendo decisioni ed attuando azioni in modo autonomo. Tuttavia, secondo molti esperti, il web semantico è irrealizzabile per via dell’enorme mole di dati e di risorse computazionali necessari.

Gli obiettivi e le tecnologie abilitanti del Web3

Nel corso dell’ultimo biennio si è molto parlato del Web3, poiché, essendo focalizzato sulla tecnologia blockchain, la sua popolarità ha tratto beneficio dalla crescente popolarità delle cryptovalute (Fungible Token) e dei Non-Fungible Token (NFT) su di essa basati. I termini Web3 e Web 3.0 hanno una tale analogia che per lungo tempo hanno tratto in inganno molti e, ancora oggi, si tende ad accomunarli. Tuttavia, dal punto di vista tecnologico, stiamo parlando di due mondi differenti: il Web 3.0 si focalizza sul web semantico, mentre il Web3 si ispira alla decentralizzazione come filosofia guida e mira alla creazione di una economia “trustless” (non richiede il supporto di un intermediario di fiducia) e “permissionless” (non ha un organo di governo), le cui applicazioni sono progettate secondo il paradigma “user-centric”. [3]
Il termine Web3 fu introdotto per la prima volta nel 2014 da Gavin Wood, co-fondatore di Ethereum, con l’obiettivo dichiarato di contrastare la concentrazione dei dati e dei contenuti nelle mani di pochi oligopoli e di consentire agli individui la riappropriazione e la valorizzazione degli stessi. L’urgenza di trovare una soluzione al problema della concentrazione del potere sul web è testimoniata da alcuni dati pubblicati dal World Economic Forum (WEF) nel mese di febbraio 2022: già nel 2019 il 43% del traffico netto totale era relativo ai servizi di Google (Alphabet), Amazon, MetaNetflix, Microsoft e Apple. Questo predominio è più acuto nell’ambito delle rispettive aree di attività, con Google che controlla quasi l'87% del mercato di ricerca globale e Meta che raggiunge 3,6 miliardi di utenti unici sulle sue quattro piattaforme principali (Facebook, WhatsApp, Messenger e Instagram). [4]
Secondo molti l’approccio “user-centric” è utopistico e, in effetti, da quando il WEF lo introdusse è già passata più di una decade, ma, se pr endesse piede, potrebbe scardinare l’attuale modello di business degli oligopoli basato sullo sfruttamento dei dati personali. In un futuro contesto Web3 si potrà assistere alla nascita ed allo sviluppo di una economia decentralizzata grazie all’impiego delle cryptovalute e dei Non-Fungible Token. Tramite le prime, infatti, è possibile effettuare pagamenti digitali senza sottostare a garanzie e controlli centralizzati da parte di banche o di enti regolatori. Tali garanzie saranno offerte nativamente dalla tecnologia blockchain alla base delle criptovalute. Inoltre, tramite l’utilizzo dei Non-Fungible Token, sarà possibile attribuire agli individui, sempre in modalità decentralizzata, i diritti (fra i quali anche la proprietà) su qualsiasi oggetto o entità digitale (e, sempre più spesso, anche su quelli fisici), nonché il trasferimento dei medesimi. Ad oggi gli scenari di business non sono definiti, ma qualche primo caso di successo sta già emergendo. Decentraland è un esempio concreto, sebbene circoscritto, ove gli individui possono acquistare i diritti su appezzamenti di terreno virtuali, utilizzando una cryptovaluta (Mana) ed attestarne la proprietà mediante gli NFT.
Attualmente, stiamo assistendo allo sviluppo di applicazioni Web3 isolate che utilizzano una specifica blockchain e ne derivano la propria crypotovaluta ed i propri NFT. La diffusione del Web3 e del relativo modello di economia decentralizzata sarà strettamente dipendente dal livello di interoperabilità delle tecnologie blockchain impiegate. Non a caso Gavin Wood ha fondato la società Polkadot, la cui offerta di servizio dà la possibilità di interagire con un'ampia varietà di blockchain, consentendo trasferimenti cross-blockchain di qualsiasi tipo di dati o asset, non solo token. [5, 6]

Primi esempi di applicazioni Web3

Ci sono già applicazioni circoscritte a specifici ambiti e a community ristrette che costituiscono degli esperimenti di successo di Web3 nel contesto maggioritario del Web2.0. Le applicazioni Web3 cresceranno nei prossimi anni, ma è certo che esse non sostituiranno le applicazioni del Web 2.0 nel breve periodo per una serie di motivazioni tecniche quali, ad esempio, la suddetta interoperabilità delle blockchain e l’enorme fabbisogno di risorse computazionali per l’elaborazione degli algoritmi (mining). Oltre ad applicazioni dove vengono utilizzate crypovalute e NFT, quali, ad esempio, Decentraland [7] e Upland [8], un esempio significativo è rappresentato da Filecoin [9], una rete decentralizzata “peer-to-peer” per l’archiviazione dei dati costruita sul protocollo InterPlanetary File System (IPFS). Quando un utente vuole utilizzare Filecoin per archiviare i propri dati personali, seleziona i “miners” (computer) di archiviazione sulla rete e li paga con la cryptovaluta FIL affinché memorizzino i suoi f ile. Un altro esempio interessante è rappresentato dal browser Opera che, a gennaio 2022, ha lanciato il progetto Crypto Browser, iniziativa incentrata sul Web3 per facilitare, a più di 380 milioni di utenti mobili e desktop, la navigazione attraverso applicazioni decentralizzate (DApp), giochi e piattaforme del Metaverso. A tal fine, Opera ha aggiunto il supporto ad otto ecosistemi blockchain: Bitcoin (BTC), Solana (SOL), Polygon (MATIC), StarkEx, Ronin, Celo, Nervos DAO e IXO. [10]
Nell’ambito delle social network stanno emergendo molte soluzioni decentralizzate. Ad esempio, Planetary è una social network (ideata da Evan Henshaw-Plath, ex co-creatore di Twitter) completamente aperta e distribuita, basata sul protocollo “peer-topeer” Scuttlebutt. Quest’ultimo consente di creare un'esperienza che assomiglia molto ad una social network tradizionale, tranne per il fatto che i messaggi vengono pubblicati direttamente tra amici o server di inoltro (eserciti da chiunque) senza la necessità di alcun server centralizzato o di alcuna società che gestisca l'intero sistema. L’obiettivo dichiarato è di offrire sicurezza e rispetto per l’individualità delle persone. [11]
Mastodon, che si ispira dichiaratamente a Twitter, è un software libero e una rete sociale di microblogging decentralizzato che permette di pubblicare messaggi brevi. Si distingue per avere una rete di istanze (nodi della rete) indipendenti a livello di esecuzione, ciascuna avente i propri termini di servizio e le proprie regole per la privacy e per la moderazione, e interconnesse tra loro con il protocollo ActivityPub. [12]
Da alcuni anni Twitter stesso sta cercando di realizzare il progetto parallelo Bluesky, finalizzato alla realizzazione di un modello di microblogging decentralizzato, efficace e remunerativo; recentemente, Jack Dorsey, ex CEO di Twitter, è stato chiamato nel board di Bluesky al fine di perseguire l’impegnativo obiettivo. [13, 14]

Le criticità del Web3

Come spesso accade nel caso di innovazioni che hanno l’obiettivo di modificare lo status quo economico e sociale, non mancano le critiche ed i critici per il Web3. “Keep the web free, say no to web 3.0” è, probabilmente, una delle più famose campagne contro il Web3; sul suo sito vengono dissertate numerose motivazioni per le quali il Web3 acuirebbe i difetti e i rischi del web attuale, anziché risolverli. [15]
Il dibattito fra i promotori e gli oppositori si sviluppa su tre piani: strategico, sociale e tecnologico. [3, 4, 5]
Sul piano strategico l’aspetto maggiormente dibattuto è quanto sia realistico realizzare un Web3 veramente decentralizzato con il superamento degli oligopoli del Web 2.0. Come è possibile che ciò possa avvenire se molti sponsor e sviluppatori del Web3 sono i detentori del potere del Web 2.0? Inoltre, va riconosciuto che le competenze, le economie di scala e le basi clienti degli attori del Web 2.0 sono elementi che possono inficiare una competizione realmente dirompente (si pensi, ad esempio, all’iniziativa di Zuckerberg con l’evoluzione di Facebook verso Meta). Anche Jack Dorsey considera utopistica la visione di un web decentralizzato e autonomo, giacché la sua realizzazione è soprattutto controllata da grandi fondi di venture capital (come quelli che hanno fatto grandi investimenti su blockchain, cryptovalute e NFT).
Dal punto di vista sociale, emergono preoccupazioni sulla gestione delle interazioni e sul controllo e moderazione dei contenuti: in un web totalmente decentralizzato chi potrebbe stabilire delle regole ed essere in grado di controllare cosa avviene in rete? Non mancano, inoltre, criticità tecniche, la prima delle quali riguarda la difficoltà nel definire degli standard tecnologici che garantiscano l’interoperabilità fra le tecnologie impiegate nel Web3, blockchain in primis. Un altro aspetto da risolvere è la scalabilità sostenibile delle tecnologie di base. Secondo il famoso blogger e programmatore Stephen Diehl, il Web3 utilizza una tecnologia come la blockchain che continua ad essere afflitta da insormontabili problemi di scalabilità (per computazione, trasmissione ed archiviazione) in un contesto di impiego su larga scala. Considerazioni di questa natura sono applicabili anche al futuro Metaverso.

Cosa sarà il Metaverso?

È piuttosto comune, oggi, sentire parlare di Metaverso. Il termine è diventato una vera e propria “buzzword”, qualcosa di cui tutti parlano, ma a cui pochi attribuiscono il giusto significato. Neal Stephenson, nel 1992, coniò il termine partendo da una sua prima concezione di ciò che poteva essere il Metaverso. Il suo libro, Snow Crash, offriva la visione di una fuga verso un luogo digitale che sostituiva quelli fisici: questo luogo era, appunto, il “Metaverso”.
Oggi, dall’immaginario di un uomo e da una parola coniata quasi per caso, prende forma una nuova frontiera tecnologica, in cui la maggior parte delle aziende internazionali sta investendo. Per questo motivo, in questa sede cerchiamo di dare una definizione adeguata e il più comune possibile al termine “Metaverso” per come è inteso attualmente. Parlando di Metaverso ci riferiamo a un ambiente 3D multiutente perpetuo e persistente che unisce la realtà fisica con la virtualità digitale, uno spazio virtuale e condiviso dove più persone possono muoversi, compiere azioni e interagire tra loro utilizzando “avatar” personalizzati. È una combinazione di mondi a cui sarà possibile accedere attraverso l’utilizzo di tecnologie immersive come la Virtual Reality (VR) e l’Augmented Reality (AR). Questa trasformazione verso la quarta ondata dell’innovazione computazionale rappresenterà il prossimo paradigma informatico ubiquitario, il quale avrà il potenziale di trasformare i settori dell’education, del business, del lavoro remoto e dell’intrattenimento. [16] [17]
Opererà quindi in diversi modi: prima di tutto, ingloberà diversi temi e spazi, inerenti all’informazione, all’educazione, a eventi sportivi, culturali, ...; secondariamente, migliorerà le professioni svolte prevalentemente su Internet, per esempio migliorando e semplificando i processi per i creatori di contenuti e integrando più esperienze all’interno di uno scenario immersivo; infine, offrirà una reinterpretazione del concetto di “terzo spazio”, oltre la casa e il lavoro, andando dunque oltre il ruolo svolto al momento dai social e fornendo un luogo di ritrovo dove svolgere differenti attività. Tutto ciò ovviamente avviene già in parte nell’Internet che conosciamo oggi, ma attraverso il Metaverso diventerà più concreto e consistente, più coinvolgente e immersivo, persino totalizzante. Nel concreto, tali possibilità stanno già portando alla creazione concettuale e fisica di un luogo dove diversi venditori atterreranno nel Metaverso per vendere le loro merci, sia fisiche che virtuali [18], portando anche a un re-branding delle loro aziende, offrendo così prodotti e servizi 24h su 24 ai propri utenti target. Inoltre, il Metaverso avrà il potenziale di rimediare ai limiti posti dagli strumenti di e-learning 2D attuali, aspetto sempre più importante nell’era post-Covid. È possibile pensare, quindi, che si vadano a creare tre prospettive di Metaverso che rispondano a tre esigenze diverse del business:

  • Metaverso rivolto al cliente-consumatore: offrirà alle aziende la possibilità di strutturare un'esperienza capace di coinvolgere il loro pubblico coerentemente con l'identità del marchio;
  • Metaverso rivolto ai dipendenti aziendali: per riunioni ibride, corsi di formazione multi-sede, eventi istituzionali, ma anche supporto all’operatività di esercizio e manutenzione;
  • Metaverso per svolgere operazioni interne: per esplorare scenari industriali o operativi che sarebbero troppo costosi da costruire nella vita reale (es. le compagnie automobilistiche effettuano crash test in un mondo Metaverso e collaborano alle modifiche dei modelli in AR).

Le caratteristiche fondamentali del Metaverso

Le comunità di esperti di tutto il mondo concordano su alcune caratteristiche peculiari del Metaverso, il quale dovrebbe essere:

  • un’esperienza continua: ovvero capace di fondere il mondo digitale con quello fisico, il dominio privato con quello pubblico, le piattaforme aperte con quelle chiuse;
  • persistente: qualcosa che continui semplicemente ad esistere, senza “pausa”, “reset” o “fine”;
  • sincrono e dal vivo: capace quindi di supportare un’esperienza di vita che esiste in modo coerente per tutti e in tempo reale;
  • senza limite al numero di utenti simultanei: permettendo così a tutti di accedere e far parte del Metaverso, partecipando a specifici eventi, luoghi o attività in contemporanea;
  • un’economia funzionante: un luogo in cui le persone potranno creare, possedere, investire, vendere ed essere ricompensate per ogni lavoro, oggetto o risorsa capace di produrre un “valore” riconosciuto dalla comunità;
  • interoperabile: ovvero dati, elementi, contenuti e asset digitali possono essere utilizzati in tutte le tipologie di esperienze.

La concretizzazione di queste caratteristiche porterebbe alla costruzione di un sistema strutturato come in Fig.1, che illustra la struttura logica necessaria per realizzare un unico Metaverso capace di accogliere tutte le persone che desiderano accedere e transitare senza limiti nello spazio virtuale, senza dover necessariamente fare ricorso alla “game lobby”. [19]

Figura 1: Scalabilità in un singolo Metaverso organizzato in uno spazio virtuale. Fonte: computer.org

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D’altro canto, se la creazione di un unico Metaverso non sarà l’opzione più appropriata, avremo invece la necessità di transitare tra i differenti Metaversi esistenti. In questo caso, avremo bisogno di una struttura totalmente differente, più simile a quella della Fig.2, dove i differenti mondi – necessariamente aperti – permettono agli utenti di utilizzare un’unica persona, un unico avatar, creato per esempio in un Metaverso ma utilizzabile allo stesso modo e nella stessa forma negli altri.

Figura 2: Connessione dei differenti Metaversi, un esempio concreto di interoperabilità. Fonte: computer.org

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Non si avrà di conseguenza la necessità di creare differenti avatar, avere diverse liste di amici a cui fare riferimento, non si andrà a percepire in maniera consistente il passaggio da un Metaverso ad un altro. In conclusione, potremmo asserire che la transizione da Internet per come la conosciamo oggi al Metaverso implica lo spostamento dalla logica di “transazioni e accesso alle informazioni” a quella di “attività”. Man mano che il Metaverso si espande, includendo l’apprendimento immersivo, lo shopping, l’istruzione, i viaggi e così via, diventerà sempre più simile a un gioco, sempre più orientato all’attività, con l’obiettivo di rendere il “sé” più pr esente nei luoghi.

Primi esempi concreti di Metaverso

Secondo un recente studio di MarketsandMarkets, la dimensione globale del mercato del Metaverso raggiungerà circa i 427 miliardi di dollari entro il 2027 con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 47,2%. Il mercato del Metaverso è stato valutato 61,8 miliardi di dollari nel 2022. Come facilmente immaginabile, questa crescita è attribuibile alla domanda nel settore dei media, dell'intrattenimento e dei giochi, nonché alle opportunità derivanti dai mercati adiacenti della Realtà Virtuale/Aumentata/Mista, dalla digitalizzazione nei settori dell'arte, della moda e della vendita al dettaglio. [20] La Fig.3 illustra una possibile rappresentazione della catena del valore del Metaverso, mentre la Fig.4 raggruppa un campione significativo, ma non certo esaustivo, delle società attive nell’ecosistema del Metaverso. Nel seguito si citano alcuni primi esempi concreti di Metaverso, senza pretesa di esaustività.

Figura 3:La catena del valore del Metaverso. Fonte: Medium.com, Jon Radoff

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Figura 4: Esempi di società attive nell’ecosistema del Metaverso. Fonte: Activate Consulting

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Horizon Worlds, il Metaverso di Zuckeberg, è ad uno stadio iniziale, attualmente disponibile solo negli Stati Uniti e in Canada. In Horizon Worlds è possibile atterrare in mondi in cui socializzare e giocare e, al suo interno, è possibile trovare Horizon Venues, dove è possibile fruire di contenuti multimediali con altre persone, e Horizon Workrooms per collaborare, lavorare e avere incontri di lavoro in realtà virtuale. Ifland è una piattaforma di Metaverso lanciata da SK Telecom, dando così il via ai suoi servizi virtuali 5G. Il nome indica un mondo virtuale in cui gli utenti possono essere chiunque desiderino e incontrare chiunque vogliano. Ifland offre circa 800 tipi di sorgenti di avatar, consentendo agli utenti di creare una rappresentazione di sé stessi in vari modi. Gli utenti possono anche utilizzare 66 diverse espressioni emotive per una comunicazione ricca con gli altri. In una parte della schermata viene mostrato un elenco di "stanze", uno spazio di raccolta per gli utenti che condividono lo stesso interesse. Mesh è un Metaverso creato da Microsoft che consente di partecipare a riunioni di lavoro con l’utilizzo di avatar, fornendo un senso di presenza condivisa nella riunione. Mesh rappresenterebbe un modo per migliorare le condizioni del lavoro remoto fornendo ciò di cui si potrebbe sentire la mancanza: l’interazione con gli altri. L’obiettivo è permettere agli utenti-colleghi di riottenere quei momenti informali – gli incontri in corridoio, il caffè al bar – che creano effettivamente coesione e relazione, rendendo l’ambiente di lavoro nuovamente più personale e coinvolgente.
BLOKTOPIA, uno dei progetti più interessanti in termini di blockchain, presenta un universo virtuale all’interno di un edificio di 21 piani in cui gli utenti possono avere il proprio spazio e interagire con gli altri utenti del Met averso. L’obiettivo di BLOKTOPIA è riunire in un unico luogo le differenti criptovalute esistenti, in modo da permettere ad ogni utente di acquistare oggetti ed esperienze con la valuta che preferiscono. Allo stesso tempo, si vuole permettere agli utenti di creare contenuti che generino reddito, in modo da rendere fruttuosa l’esistenza e la permanenza in BLOKTOPIA. L’esperienza è quindi al centro del progetto, motivo per cui i diversi piani prevedono differenti aspetti ludici ed esperienziali (ad es. al 6° piano è possibile accedere a un Auditorium, mentre al 21° piano si arriva ad una sorta di Las Vegas digitale). [21]
The Sandbox nasce come videogioco in stile “voxel”, molto simile a Minecraft, ma in quest’ultimo periodo tenta di trasformarsi in un Metaverso. Con un editor di gioco open, gli NFT, la blockchain e le criptovalute, The Sandbox è un Metaverso “community-driven”, in cui è possibile trovare utenti che popolano il mondo virtuale, acquistare territori, visitare luoghi e utilizzare oggetti. La particolarità è legata al suo utilizzo della blockchain di Ethereum e al fatto che ogni oggetto utilizzabile è un NFT, quindi può essere creato, acquistato e scambiato dagli utenti. La criptovaluta utilizzata al suo interno si chiama SAND e permette di acquistare qualsiasi cosa, sia all’interno che all’esterno di The Sandbox. Inoltre, il terreno acquistabile e edificabile in The Sandbox è limitato. [22] Qualcuno potrebbe anche pensare a Fortnite, ma Fortnite non è un vero Metaverso, anche se è molto vicino nello spirito ed è chiaro come il "gioco" alla fine potrebbe sostenerne uno. Fortnite è un “battle royale”, dove i giocatori compiono azioni specifiche, non è possibile quindi accedere a Fortnite e fare ciò che non faccia già parte del codice e delle regole del gioco. Di conseguenza, nonostante i “crossover tra IP” diverse, i grandi concerti di Travis Scott e il suo uso generale come spazio sociale siano segnali positivi, Fortnite non è ancora un Metaverso (Fig.5).

Figura 5: L’evoluzione di Fortnite da gioco a spazio sociale di condivisione

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In ogni caso, Fortnite può essere uno strumento potente, un pezzo di un puzzle, una leva per spostare l'industria tecnologica nella direzione del Metaverso che il fondatore TIM Sweeney sta cercando di costruire. Epic Games ha avanzato questa visione rendendo Fortnite il primo gioco ad abbracciare pienamente la filosofia multipiattaforma.

Conclusioni

Internet ed il Web stanno vivendo una fase di forte transizione ed evoluzione che potrebbe portare a nuovi equilibri sociali ed economici, ad oggi imprevedibili. L’impegno comune deve essere quello di rendere Internet e le applicazioni Web più inclusive ed eque, senza rinunciare ai servizi che ci offrono ed evolvendo verso realtà sempre più ibride ed aumentate e con un’intelligenza sempre più diffusa. È bene, tuttavia, non illudersi: il percorso evolutivo dal Web attuale al Metaverso sarà lungo e complesso, lastricato di problemi strategici, sociali e tecnologici da risolvere, dei quali, almeno in parte, già se ne ha evidenza nelle applicazioni del Web3 e nelle attuali forme primitive del Metaverso.

Note

  1. World Economic Forum, “Personal Data: the emergence of a new asset class”, Gennaio 2011
  2. Telecom Italia, “Data leverage: exploiting “User-centric” Personal Data model”, Maggio 2013
  3. Networkdigital360, “Che cos’è il Web 3.0 e perché se ne parla tanto: storia, limiti e modelli di business” https://www.economyup.it/innovazione/che-cose-il-web-3-0-e-perche-se-ne-parla-tanto-storia-limiti-e-modelli-di-business/
  4. World Economic Forum, “Web3: The hype and how it can transform the internet” https://www.weforum.org/agenda/2022/02/web3-transform-the-internet/
  5. Tech4future, “Web 3.0, cos’è la prossima generazione del web, perché ci condurrà nel metaverso” https://tech4future.info/web-30-dal-web-1-al-web3-la-storia-del-web/
  6. Polkadot, https://polkadot.network/
  7. Decentraland, https://decentraland.org/
  8. Upland, https://www.upland.me/
  9. Kriptomat, “Che cos’è la criprovaluta Filecoin (FIL) e come funziona?”, https://kriptomat.io/it/criptovalute/filecoin/cosa-sono-i-filecoin/
  10. Cointelegraph, “Opera integra Bitcoin, Solana, Polygon e altre cinque blockchain”, https://it.cointelegraph.com/news/opera-integrates-bitcoin-solana-polygon-and-five-other-blockchains
  11. Planetary, https://www.planetary.social/
  12. Wikipedia, “Mastodon”, https://it.wikipedia.org/wiki/Mastodon_(software)
  13. Inside Marketing, “Ci sarà anche Jack Dorsey a capo di Bluesky, prototipo di un social network decentralizzato che ora cerca soprattutto vie profittabili”, https://www.insidemarketing.it/bluesky-social-network-decentralizzato-board-jack-dorsey/
  14. Forbes, “Jack Dorsey’s Former Boss Is Building A Decentralized Twitter”, https://www.forbes.com/sites/michaeldelcastillo/2022/09/11/jack-dorseys-former-boss-is-building-a-decentralized-twitter/
  15. “Keep the web free, say no to Web3”, https://yesterweb.org/no-to-web3/
  16. Forbes, “What Is The Metaverse And Why Should You Care?”, https://www.forbes.com/sites/deborahlovich/2022/05/11/what-is-the-metaverse-and-why-should-you-care/?sh=4cc678282704
  17. MDPI, “Metaverse”, https://www.mdpi.com/2673-8392/2/1/31
  18. Slate, “What Comparisons Between Second Life and the Metaverse Miss”, https://slate.com/technology/2022/02/second-life-metaverse-facebook-comparisons.html
  19. IEEExplore, “Let’s Rename Everything “the Metaverse!””, https://ieeexplore.ieee.org/abstract/document/9734256
  20. MarketandMarket, “Metaverse Market”, https://www.marketsandmarkets.com/Market-Reports/metaversemarket-166893905.html?gclid=Cj0KCQjwyt-ZBhCNARIsAKH1176tUxlutNvBiYi99tHDPpLKs1f5tuvI0L3qrCsvvXcmmvHbM3e6pIUaAiWdEALw_wcB
  21. Cos’è il Metaverso di Bloktopia? https://academy.bit2me.com/it/que-es-bloktopia/
  22. Smartworld, “The Sandbox è il metaverso con gli NFT per giocare (e guadagnare)”, https://www.smartworld.it/videogiochi/the-sandbox-metaverso.html
  23. The Metaverse Standards Forum, https://metaverse-standards.org/
  24. Open Metaverse Alliance for Web3 (OMA3™), https://www.oma3.org/
  25. W3C Open Metaverse Interoperability Community Group (OMI), Metaverse Interoperability Community Group (w3.org)
  26. Everyeye.it, “Le persone non sanno ancora cosa sia”, https://tech.everyeye.it/notizie/apple-ceo-tim-cook-scetticometaverso-le-persone-non-sanno-cosa-sia-611382.html
  27. The Sandbox, https://www.sandbox.game/en/

Acronimi

3D          Three Dimensions

AR          Augmented Reality

CAGR     Compounded Average Growth Rate

DAO       Decentralized Autonomous Organization

DApp     Decentralized Application

IPFS       InterPlanetary File System

FT        Fungible Token

NFT        Non-Fungible Token

OMA3    Open Metaverse Alliance for Web3

SDO        Standard Developing Organizations

VR           Virtual Reality

WEB        World Wide Web

WEF        World Economic Forum

W3C        World Wide Web Consortium